Benvenuti.
Benvenuti nel Paese del Disincanto, dove qualsiasi energia messa da parte vi verrà risucchiata,dove lo sguardo numinoso si incrosterà e graverà sotto lo strato della sfiducia. Dove il bello assume le vesti dell’apparenza e dove l’unicità di ognuno verrà umiliata in sputi sulle ferite della croce. Dove ogni tesoro verrà denigrato ad ottone, dove verrete sepolti dai non detti, dal risentimento e dalla paura di verità .
Scappate da qui in tempo. Qui, da dove l’anima non prenderà mai nutrimento, da dove il gelo non si ferma alle strade e stratifica omicida sulle parti molli del cuore .
Andare via da qui .Da dove la fiammella della coscienza viene indebolita dalla voce narrante della storia,dove zio Sky detta legge, dove la vita fatta a mano viene rosicchiata dai topi-lupo e la sopravvivenza non lascia spazio al respiro della bella andatura.
Andate via prima che tutto questo vi si poggi addosso rischiando di portarvelo appresso.
Andate via .
Andate a cercare la vostra moneta di scambio, le vostre cose importanti.
Andate prima che anche l’ultimo residuo istintivo alla fuga venga spento da questa atmosfera sottovuoto.
Vuoto. Scappate.
Non c’è niente di male a salvarsi.
Andate .
Non avrete colpe se andate.





"Potete anche rimanere, ma sappiate che le sedie vuote sono piene di complicanze!".Disse Anna la barista all'ultimo sbronzostronzo rimasto a ritardarle il rientro a casa. 14 ore di lavoro consecutive, 3 ore di studio di recitazione, 2 volte in bagno (per un totale di 21 minuti), 1 pasto frugale e veloce (indigesto per di più!).
Anna voleva talmente fortemente rintanarsi a casa ed addormentarsi guardando soap opera registrate in automatico nel pomeriggio, che quell'ultimo disturbo fatto di circa 87 kg di energumenosbronzostronzo le tirarono fuori tutta la cattiveria di cui era capace. Anna spesso usava parole per sminuzzare i problemi, ma raramente riusciva a godersene l'efficacia.





Infatti, altrettanto spesso e con la stessa rapidità di una disgrazia dopo lo sminuzzamento piombava nel silenzio. Entrava di prepotenza in quel luogo di niente e portava con se quella montagna di coriandoli, un marasma dai colori stonati. Alcuni li inghiottiva, concedendogli così una seconda possibilità, altri li impastava, li rigirava, poi li metteva in fila e infine li tirava per aria. Restava immobile, supina, assaporando l'attesa di una pioggia di sillabe che le sarebbe presto franata addosso.





Per un' interminabile momento il silenzio...inspirando col naso, le orecchie pronte, la bocca leggermente aperta. Ad un tratto un flebile suono, ma non veniva dall' esterno, non veniva dal mondo, veniva da dentro, precisamente sembrava venisse dalla mano sinistra . In una ritmata successione, il corpo incomincio' ad emettere suoni da ogni parte, ogni arto, ogni organo. Le parve di essere una batteria, o per meglio dire uno xilofono, non era spiacevole, anzi, ogni sonorita' le provocava un' intensa emozione, solo non riusciva a capire se era diventata una musicista del proprio corpo o era lei stessa uno strumento musicale. Ma se era diventata uno strumento musicale, chi o che cosa stava componendo melodie con il suo corpo?





L'incantesimo aveva sdoppiato il suo corpo in due entità,ed ora niente sarebbe stato più come prima. Di notte il suo corpo si spigolava, perdeva le curve, tutto quello che non riusciva a vivere di giorno usciva nel buio. Ora era un theremin.
Un sibilo sussurrato e l'ombra di una piccola falena al di là del foglio di carta di riso. Continuava a piovere ma oramai lei aveva deciso che non era più necessario tenere aperto l'ombrello. Il vento aveva spostato la polvere.